COME NASCE UN FUMETTO DALL’IDEA ALLA TAVOLA: IL CASO DIABOLIK, L’ESPERIENZA DEGLI ZANIBONI.
Disegnare Diabolik non è mai stato solo un lavoro. È stato un dialogo continuo con mio padre Sergio, con il suo tratto, con la sua visione. Io ho imparato a rispettare il suo segno, a valorizzarlo con l’inchiostro, a portarlo nel digitale senza tradirne l’anima. Il fumetto è una forma d’arte collettiva, e Diabolik è il nostro modo di raccontare il mondo, uno sguardo alla volta.
ARTE – Il fumetto è una forma d’arte che unisce parola e immagine in un linguaggio narrativo unico. Non è solo disegno, né soltanto testo: è una sintesi visiva che richiede competenze diverse, sensibilità artistica e una profonda comprensione del ritmo e della narrazione. Ogni fumetto nasce da un’idea, si sviluppa attraverso una sceneggiatura, prende forma con il disegno e si completa con l’inchiostrazione, la colorazione e il lettering. È un lavoro collettivo, dove ogni fase contribuisce a costruire un racconto che parla al lettore in modo diretto e coinvolgente. La sceneggiatura è il punto di partenza. Qui si definisce la struttura della storia: le tavole, le vignette, i dialoghi, le azioni. Ma non è un testo da illustrare passivamente. È una traccia che deve essere interpretata visivamente, trasformata in sequenze che guidano lo sguardo e trasmettono emozioni. Il disegnatore ha il compito di costruire la regia della pagina, di scegliere le inquadrature, di dare espressione ai personaggi, di creare ambientazioni coerenti e suggestive.
Diabolik e gli Zaniboni
Un esempio emblematico di questo processo è Diabolik, il celebre fumetto noir creato dalle sorelle Giussani nel 1962. Per decenni, il volto del Re del Terrore è stato disegnato da Sergio Zaniboni, uno dei più grandi maestri del fumetto italiano. Il suo tratto ha definito l’identità visiva della serie, rendendola riconoscibile e iconica. Sergio non si limitava a disegnare: costruiva la tavola come un regista costruisce una scena. Ogni vignetta era pensata per creare tensione, per raccontare senza parole, per evocare atmosfere cupe e misteriose. Il suo lavoro cominciava con la lettura della sceneggiatura, che riceveva dalla redazione Astorina. Studiava la composizione, disegnava i layout, definiva il ritmo visivo. Le sue matite erano precise, essenziali, ma capaci di grande espressività. Il bianco e nero, cifra stilistica di Diabolik, nelle sue mani diventava uno strumento narrativo: le ombre non servivano solo a dare profondità, ma a suggerire il non detto, a creare silenzi, a costruire tensione. Una volta completate le matite, entrava in scena Paolo Zaniboni, figlio di Sergio, che per anni ha collaborato con lui come inchiostratore e colorista. Paolo conosceva perfettamente lo stile del padre e sapeva valorizzarlo con rispetto e precisione. L’inchiostrazione non era una fase tecnica, ma una vera e propria interpretazione del segno. Ogni linea veniva definita con cura, ogni dettaglio rafforzato, ogni contrasto calibrato per mantenere l’equilibrio visivo della tavola.
Dalla matita al digitale
Negli anni, Paolo ha anche introdotto tecniche digitali per la colorazione delle copertine, portando Diabolik verso una nuova dimensione visiva, senza mai tradire lo spirito originale della serie. Il loro lavoro congiunto è stato un esempio raro di continuità artistica e familiare, dove il fumetto nasceva da un dialogo silenzioso ma profondo tra padre e figlio, tra matita e inchiostro, tra tradizione e innovazione. Guardando una tavola di Diabolik firmata Zaniboni, si percepisce la cura, la disciplina, la passione. È così che nasce un fumetto: non da un solo gesto, ma da una catena di competenze, sensibilità e visioni condivise. Sergio Zaniboni ci ha lasciato nel 2017, ma il suo segno vive ancora nelle storie che ha disegnato e in quelle che Paolo continua a portare avanti. Il loro lavoro è la testimonianza di come il fumetto sia una forma d’arte collettiva, dove ogni fase contribuisce a costruire un racconto che parla al lettore con forza e stile.
PAOLO ZANIBONI: L’INCHIOSTRATORE DIGITALE CHE HA INNOVATO LA TRADIZIONE DI DIABOLIK
Nel mio percorso nel mondo del fumetto, ho cercato di unire tradizione e innovazione, portando avanti l’eredità di mio padre Sergio Zaniboni e sperimentando nuove tecniche, come l’inchiostrazione digitale. Non è stato un cambiamento improvviso, ma un’evoluzione naturale, fatta di studio, rispetto e passione.
BUTTIGLIERA ALTA – Nel mondo del fumetto, dove la tradizione del segno si tramanda come un codice sacro, Paolo Zaniboni ha introdotto una rivoluzione silenziosa ma decisiva. È stato il primo inchiostratore nella storia di Diabolik a utilizzare la tecnologia digitale come strumento principale, aprendo una nuova era nella tecnica dell’inchiostrazione. Ma questa innovazione non nasce dal nulla: affonda le sue radici nell’intuito e nella creatività di Sergio Zaniboni, maestro del segno e pioniere nell’esplorare nuove soluzioni grafiche. È da quella visione che Paolo parte per perfezionare, con dedizione e precisione, un metodo moderno, capace di coniugare tecnica e sensibilità artistica. Il suo è un talento a tutto tondo: matitista, inchiostratore e colorista, Paolo ha costruito una solida identità professionale, distinguendosi per la padronanza dell’intero processo grafico e narrativo.
Paolo Zaniboni: l’inchiostratore digitaleIn albi recenti pubblicazione come La maschera sbagliata (R 751, 2024) e Oscura vendetta (R 757, 2024), dove firma le chine interne, Paolo si fa mediatore visivo tra passato e presente. Recupera le tavole originali del padre, le rielabora digitalmente con attenzione filologica e le restituisce al lettore con una forza espressiva coerente e contemporanea. Così, tavola dopo tavola, Paolo ha ridefinito il ruolo dell’inchiostratore, trasformandolo in figura autoriale a pieno titolo. Il suo lavoro è tanto invisibile quanto indispensabile: una fusione di memoria, tecnica e innovazione, capace di rinnovare l’identità visiva di Diabolik senza mai tradirne lo spirito.
Diabolik (disegno di Sergio Zaniboni)
UN VIAGGIO NEL MONDO DEL FUMETTO NERO: IN MOSTRA DIABOLIK E LA SUA EVA KANT
Diabolik in mostra a Palazzo Pallavicino (BO) fino al 20 luglio. Con Tavole originali Sergio Zaniboni
Dal 3 aprile al 20 luglio, il Palazzo Pallavicini di Bologna sarà il covo segreto di Diabolik. Curata da Francesca Bogliolo e realizzata dalla Pallavicini in collaborazione con la casa editrice Astorina, questa mostra promette di svelare tutti i retroscena del nostro criminale preferito. I visitatori potranno ripercorrere la storia di Diabolik attraverso affascinanti tavole originali, dalla sua ideazione fino alle più recenti rivisitazioni. La mostra esplorerà gli aspetti più significativi della trasformazione grafica e introspettiva del protagonista, partendo dall’intuizione delle sorelle Giussani di creare un fumetto di piccolo formato per i pendolari della stazione Cadorna di Milano. Chi avrebbe mai pensato che un criminale in tuta nera sarebbe diventato un cult?
Un’intera sala sarà dedicata all’esposizione di tutti gli albi pubblicati, offrendo una narrazione visiva ininterrotta che accompagna lo scorrere del tempo. I visitatori potranno ammirare una selezione delle più belle tavole originali tratte dalle storie più celebri di Diabolik, affiancato da personaggi indimenticabili come Eva Kant, l’ispettore Ginko, la duchessa Altea. Attraverso le vignette si riconosceranno le peculiarità dell’antieroe: la sua inconfondibile tuta nera, le armi e gli strumenti utilizzati per i suoi colpi, sino alle maschere che permettono a lui ed Eva di mutare le proprie sembianze. Inoltre, una collezione di modellini della sua Jaguar E-Type sorprenderà i visitatori svelando alcuni dei celebri trucchi per sfuggire alla polizia e compiere misfatti rimanendo impunito.
La mostra offrirà anche uno sguardo sui procedimenti alla base della creazione di un fumetto, svelando curiosità sui metodi di lavoro del passato e del presente. Per la prima volta, saranno esposti integralmente i disegni originali de “Il re del terrore“, il prezioso e raro numero 1, permettendo di apprezzarne la struttura e gli aspetti singolari che dal novembre del 1962 non cessano di affascinare appassionati e collezionisti. Nel novembre del 1962, nelle edicole milanesi occhieggia un nuovo fumetto: si intitola Diabolik, si proclama il Re del Terrore e ha un formato diverso dai soliti fumetti. Le storie di questo “fumetto del brivido” sono firmate da A. e L. Giussani. Antonio e Ludovico, Andrea e Luca? No: Angela e Luciana. Nonostante gli anni Sessanta stiano portando a una nuova indipendenza, per due donne della “Milano bene” è reputato ancora sconveniente scrivere storie per adulti nelle quali il protagonista è un cattivo, diabolico criminale che riesce sempre a scappare alla legge e, come se non bastasse, vive more uxorio con la sua bionda compagna di avventure. E sicuramente il grande successo che ben presto investe questo fumetto “nero”, ancora oggi tra i più venduti sul mercato italiano, sta proprio nella personalità delle sue autrici: due donne belle, colte, spiritose e inquiete che non inventano “solo” una serie, ma un modo tutto loro di fare fumetto, di pensarlo, di scriverlo, di gestirlo, di viverlo.
Angela (nata a Milano, il 10 giugno del 1922) ha il carattere forte, è estroversa e ribelle. Passa con disinvoltura da una serata di gala, in abito da sera, alla guida di un aeroplano. Già, perché negli anni Cinquanta, quando le poche donne che guidano un’automobile sono guardate con curiosità e sospetto, Angela ha addirittura il brevetto di pilota d’aereo. E non solo, è una donna sportiva: va a cavallo, scia, pratica svariati sport, guida un’auto (sua). Ma soprattutto lavora sodo. All’inizio come modella per la moda e la pubblicità, poi come giornalista e redattrice. A ventisette anni sposa l’editore Gino Sansoni: un tipo pieno di idee che ha il coraggio e la sfacciataggine di mandarle in stampa tutte. Al fianco di un personaggio tanto dinamico, Angela sembrerebbe destinata a restare in ombra, e invece riuscirà addirittura a surclassarlo.
Luciana (nata a Milano, il 19 aprile del 1928), sorella minore, si avvicina al mondo dell’editoria qualche anno dopo. Apparentemente più razionale e concreta, all’inizio sembra destinata a una tranquilla carriera di impiegata. Dopo il diploma alla “scuola tedesca”, trova un buon posto di lavoro presso la Folletto (la nota fabbrica di aspirapolvere). Nell’Italia del dopoguerra, un impiego fisso e ben retribuito è l’ambizione di una vita. Per Luciana, invece, è solo una fase di transizione. Perché lei non si accontenta di stare a guardare le prime avventure editoriali della sorella. E Angela sente il bisogno di coinvolgere Luciana, la cui collaborazione con la Astoria di Sansoni diventa sempre meno “esterna”. Finché quella casa editrice non diventa troppo piccola per le due Giussani, che vogliono qualcosa di più. Qualcosa di tutto loro. Così Angela si licenzia e con la liquidazione apre, nel 1960, la sua casa editrice: l’Astorina.
Un’esperienza multimediale
Il percorso espositivo si completerà con una sala multimediale dove i visitatori potranno immergersi tra le atmosfere cariche di tensione del fumetto, esplorando i meandri dell’astuzia criminale di Diabolik. Non perdere l’occasione di immergerti nel mondo affascinante di Diabolik e scoprire tutti i segreti di uno dei fumetti più amati di sempre!
Albo n.ro 1 di Diabolik - disegnato da Angelo Zarcone
IL MISTERO DEL PRIMO ALBO DI DIABOLIK: L’ENIGMATICA IDENTITÀ DI ANGELO ZARCONE
Il primo albo di Diabolik, “Il Re del Terrore”, pubblicato nel 1962, è avvolto da un mistero: l’identità del suo disegnatore, Angelo Zarcone, detto “Il tedesco”. Artista sfuggente, Zarcone scomparve dopo aver consegnato le tavole, rendendo impossibile rintracciarlo per anni. Solo decenni dopo si scoprì che era un pittore siciliano. La sua figura enigmatica continua ad affascinare il mondo del fumetto italiano.
FUMETTI – Il mondo del fumetto italiano è ricco di storie affascinanti e misteriose, ma poche sono avvolte da un alone di enigma come quella del primo albo di Diabolik. Pubblicato il 1° novembre 1962, “Il Re del Terrore” segnò l’inizio di una saga che avrebbe rivoluzionato il panorama fumettistico italiano. Tuttavia, dietro le quinte di questo successo si cela un mistero che ancora oggi intriga appassionati e studiosi: l’identità del disegnatore Angelo Zarcone, soprannominato “Il tedesco”.
Inizialmente, i disegni del primo numero di Diabolik furono attribuiti a un disegnatore sconosciuto. Solo successivamente si scoprì che dietro quelle tavole si celava Zarcone, un artista italiano di carnagione chiara, che negli anni sessanta aveva circa trent’anni. Il soprannome “Il tedesco” derivava dal suo abbigliamento, che ricordava quello dei turisti tedeschi, e dal fatto che si recava presso la redazione della casa editrice Astorina con un bambino biondo.
Zarcone viveva in una pensione e spesso consegnava le tavole in ritardo, nonostante avesse ricevuto il pagamento in anticipo. Questo comportamento costrinse Gino Sansoni e Pier Carpi ad appostarsi sotto la sua pensione per sollecitarlo a completare le tavole di Alboromanzo Vamp. Dopo aver consegnato le tavole di Diabolik, Zarcone sparì senza lasciare recapiti, rendendo impossibile per le sorelle Giussani rintracciarlo.
Nel 1982, in occasione del ventennale della testata, le sorelle Giussani assoldarono il famoso investigatore Tom Ponzi per ritrovare Zarcone, ma neanche lui ebbe successo. Il nome di Zarcone venne fatto per la prima volta nel 1992, ma per molto tempo fu noto solo il cognome del disegnatore. Nel 2005, Brenno Fiumali, che conobbe di persona Zarcone, ne disegnò due ritratti, chiarendo che il nome proprio del disegnatore era Angelo.
Una vita ricostruita
Nel 2019, un documentario diretto da Giancarlo Soldi, “Diabolik sono io”, ricostruì l’ipotetica vita di Zarcone dopo la cessazione della collaborazione con la testata. Nel 2024, il libro “Non sono stato io” di Gianni Bono e Raffaele Mangano, basato su testimonianze e documentazione inedite, rivelò che Zarcone era un pittore siciliano che si guadagnava da vivere vendendo i propri quadri. Alcuni dipinti firmati da Zarcone furono individuati sul mercato antiquario, e si scoprì che egli usava dare ai personaggi delle sue vignette le proprie sembianze o quelle di suoi conoscenti. Il mistero di Angelo Zarcone continua a suscitare curiosità e interesse. La sua figura enigmatica e la sua vita sfuggente aggiungono un fascino particolare alla storia del primo albo di Diabolik, rendendo questa vicenda una delle più affascinanti del mondo del fumetto italiano.
disegno di Sergio Zaniboni
DIABOLIK E LA LEGALITÀ: UN VIAGGIO NEL MONDO DEL FUMETTO E DELLA GIUSTIZIA
Diabolik, l’antieroe dal fascino oscuro, diventa spunto per riflettere su legalità e giustizia. Creato dalle sorelle Giussani, il celebre personaggio incarna il confine sottile tra bene e male. Le sue avventure, pur segnate da crimini e fughe spettacolari, offrono l’occasione per esplorare temi complessi come l’etica, il rispetto delle regole e il significato della giustizia. Il fumetto, in questo contesto, si rivela uno strumento potente per stimolare il pensiero critico e promuovere una maggiore consapevolezza sociale.
Diabolik, il celebre personaggio creato dalle sorelle Angela e Luciana Giussani, è da sempre sinonimo di mistero, astuzia e avventura. Con il suo fascino oscuro e la sua abilità nel sfuggire alla legge, Diabolik rappresenta un antieroe che ha catturato l'immaginazione di generazioni di lettori. Tuttavia, dietro le sue imprese criminali, si cela un'opportunità unica per riflettere su temi di legalità e giustizia.
EducaComics Novara 2025: Un Festival tra Cultura e Sicurezza
La prima edizione di EducaComics Novara 2025 – Il Festival del Fumetto e della Legalità, si è recentemente svolta con grande successo. Promossa dalla Questura di Novara e dal Comune di Novara, con la collaborazione dell’Ufficio scolastico regionale e il patrocinio della Provincia di Novara e del CST Novara VCO, l'iniziativa ha coniugato cultura e sicurezza, stimolando le relazioni sociali e promuovendo le buone prassi.
Ospite d’eccezione del festival è stato Diabolik, il celebre personaggio creato dalle sorelle Angela e Luciana Giussani. Con il suo fascino oscuro e la sua abilità nel sfuggire alla legge, Diabolik rappresenta un antieroe che ha catturato l'immaginazione di generazioni di lettori. Tuttavia, dietro le sue imprese criminali, si cela un'opportunità unica per riflettere su temi di legalità e giustizia.
Il Ruolo del Fumetto nella Società
Il fumetto è un potente mezzo di comunicazione che può veicolare messaggi importanti e sensibilizzare il pubblico su tematiche sociali. Diabolik, con le sue storie avvincenti e i suoi colpi di scena, offre uno spunto per discutere di legalità, giustizia e moralità. Le sue avventure possono essere utilizzate per esplorare il confine tra bene e male, e per riflettere sulle conseguenze delle proprie azioni.
Diabolik e la Giustizia
Nonostante sia un criminale, Diabolik è spesso visto come un personaggio con un proprio codice etico. Questo aspetto può essere utilizzato per discutere di giustizia e legalità in modo più complesso e sfumato. Le sue storie possono stimolare il dibattito su cosa significhi veramente essere giusti e su come la legge venga applicata nella società.
Diabolik, con il suo fascino e le sue avventure, offre un'opportunità unica per esplorare temi di legalità e giustizia attraverso il fumetto. Utilizzare le sue storie per educare e sensibilizzare il pubblico può contribuire a costruire una società più consapevole e rispettosa delle leggi. Attraverso il dialogo e la riflessione, possiamo imparare molto su cosa significhi veramente essere giusti e su come possiamo contribuire a un mondo migliore.